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L’evoluzione del calcio dallo stile di un tempo a quello più moderno e recente si denota in particolare dalla tattica di gioco.
Quando in Inghilterra iniziarono a praticare il gioco del calcio all’inizio del ‘900 non esistevano vere e proprie tattiche di gioco, si giocava tutti contro tutti e le squadre non erano organizzate e schierate in campo con una logica definita.
Successivamente ci si rese conto che il gioco in questo modo era inconsistente e non valorizzava le capacità individuali dei singoli giocatori oltre a non definire l’organizzazione della squadra schierata in campo.
Pertanto si svilupparono i primi tentativi di dare una forma alla tattica di gioco durante una partita calcio schierando la squadra sul campo con una certa logica che prevedeva, in linea di massima, due difensori, tre centrocampisti e cinque giocatori avanzati in attacco.
Durante l’azione difensiva i centrocampisti potevano arretrare per marcare gli attaccanti avversari e lo schema di gioco era a zona, quindi ciascun giocatore difendeva la propria zona di campo senza concentrarsi sull’avversario.
Questo tipo di gioco nel calcio garantiva un buon successo nelle triangolazioni e nel controllo di palla e permetteva alla squadra di esprimersi all’unisono durante una partita però tendeva a non valorizzare l’individualità dei giocatori più dotati di fantasia ed inventiva che venivano spesso costretti a giocare limitando le loro caratteristiche individuali.
Se questo schema di gioco veniva spesso adottato dalle squadre europee dotate di discrete individualità ma soprattutto di un ottimo gioco di squadra, al contrario le sudamericane, Brasile in testa, utilizzavano una tattica di gioco molto diversa che tendeva a valorizzare i singoli giocatori e i loro guizzi individuali piuttosto che uno schema rigido sul campo di gioco.
La tattica adottata dai sudamericani però aveva un grosso inconveniente, la debolezza nelle fasi difensive a cui tentavano di ovviare applicando al meglio la regola del fuorigioco; il risultato era che ottenevano grandi successi o cocenti sconfitte.
A queste tattiche si sostituì quella della marcatura a uomo, tipicamente inglese, dove il giocatore seguiva e marcava l’avversario e non la zona a lui assegnata; tuttavia questo modo di giocare era congeniale più ai giocatori fisicamente dotati, tipicamente nordici che non a quelli privi di doti atletiche ma ricchi di tecnica e fantasia, tipicamente latini.
Entrambe gli schemi di gioco rappresentano comunque le basi per le tattiche adottate nel calcio moderno a cui si effettuano alcune modifiche per renderle funzionali alla propria squadra e soprattutto ai giocatori disponibili.
È così che il Brasile ai mondiali del ’58 schierò i giocatori su tre linee applicando la zona, pur prevedendo due ali tornanti per assistere i difensori, mentre la Svizzera per prima adottò la tattica, oltremodo difensiva, del cosiddetto catenaccio.
In Italia il modulo tattico calcistico che ha avuto maggior successo è stato quello del famoso calcio difensivo detto “all’italiana” in cui si tende a portare il maggior numero di giocatori a promuovere lo sviluppo dell’azione, sia con la palla che senza; è così che sono cresciute le figure tipiche del calcio italiano, i cosiddetti terzini fluidificanti e le ali tornanti ed è seguendo questa tattica che si è evoluto il calcio totale all’olandese.
Si può facilmente intuire che non esiste una tattica migliore di un’altra ma è sempre indispensabile adattarla al parco giocatori a disposizione e soprattutto allo stile della squadra avversaria.